Abstract
Il presente articolo analizza il regime di cooperative compliance, introdotto a livello internazionale e implementato in Italia con il Decreto Legislativo n. 128/2015. Questo modello, che si fonda su una relazione collaborativa tra imprese e autorità fiscali, si propone come uno strumento per migliorare l’adempimento tributario e prevenire controversie. In un contesto globale di crescente attenzione verso la trasparenza fiscale, la cooperative compliance rappresenta un passo avanti nella gestione delle incertezze fiscali per le imprese, riducendo i costi di compliance e i rischi reputazionali. Il regime è particolarmente rilevante per le imprese di grandi dimensioni, ma non solo, che e devono affrontare regimi fiscali complessi.
1. Introduzione
Negli ultimi anni, la trasparenza e la collaborazione tra contribuenti e amministrazioni fiscali sono diventati elementi chiave per una gestione efficace del rischio fiscale. Il programma di cooperative compliance, introdotto dall’OCSE e successivamente recepito dai principali ordinamenti europei, si basa su un approccio proattivo e preventivo per affrontare le questioni fiscali. In Italia, il Decreto Legislativo n. 128/2015 ha formalizzato il quadro normativo della cooperative compliance, rivolgendosi a grandi imprese che possiedono sistemi di controllo interno e che intendono stabilire un dialogo continuo con l’Agenzia delle Entrate.
2. Origine e finalità del regime
La cooperative compliance nasce dall’esigenza di rispondere alle problematiche fiscali che emergono in contesti economici globalizzati, dove la complessità normativa e il rischio di doppia imposizione rendono difficile per le imprese garantire una corretta osservanza delle leggi fiscali. L’OCSE ha individuato nella trasparenza e nel dialogo aperto tra contribuente e amministrazione fiscale la soluzione per prevenire controversie e ridurre l’incertezza. La logica alla base di questo regime è semplice: le imprese, fornendo tempestivamente informazioni sulle operazioni fiscalmente rilevanti, possono ottenere pareri preventivi che le tutelano da possibili sanzioni o accertamenti.
3. Il modello italiano di Cooperative Compliance
In Italia, il regime di cooperative compliance ha visto importanti aggiornamenti normativi. A partire dal 1° gennaio 2024, la soglia di ingresso è stata ridotta a € 750 milioni di ricavi o volume d’affari, destinata a ridursi ulteriormente a € 500 milioni nel 2026 e a € 100 milioni dal 2028. Questo ampliamento della platea di soggetti potenzialmente interessati riflette la crescente importanza del regime per le imprese di medie e grandi dimensioni.
Una delle novità più rilevanti introdotte nel regime di cooperative compliance è la procedura di ravvedimento guidato. Questa procedura è stata regolamentata dal Decreto Ministeriale 31 luglio 2024, in attuazione della delega contenuta all’art. 6 c. 2 del D.Lgs. 128/2015, come novellato dal D.Lgs. 221/2023. Il ravvedimento guidato consente ai contribuenti che aderiscono al regime di regolarizzare eventuali irregolarità attraverso una procedura semplificata, che prevede un “contraddittorio preventivo” con l’Agenzia delle Entrate e termini ridotti per la definizione del procedimento.
I contribuenti che rilevano omissioni o irregolarità nella determinazione e nel pagamento dei tributi, o che intendono conformarsi alle indicazioni dell’Agenzia delle Entrate, possono avvalersi del ravvedimento operoso guidato, presentando una comunicazione qualificata entro 9 mesi dalla scadenza dei termini di accertamento. L’Ufficio competente procede quindi a un ricalcolo delle imposte, sanzioni e interessi dovuti, consentendo al contribuente di regolarizzare la propria posizione senza subire accertamenti più gravosi.
4. Benefici per le imprese
L’adesione al regime di cooperative compliance e l’utilizzo del ravvedimento guidato offrono significativi benefici per le imprese, tra cui:
– certezza fiscale: possibilità di regolarizzare la propria posizione prima della scadenza dei termini di accertamento, evitare sanzioni;
– riduzione dei contenziosi: grazie al dialogo preventivo con l’Agenzia delle Entrate, le imprese possono ridurre drasticamente i rischi di accertamenti e controversie;
– miglioramento della governance fiscale: l’adozione di un sistema di tax control efficace consente alle imprese di individuare e prevenire future irregolarità, promuovendo una gestione più accurata del rischio fiscale.
Conclusioni
Il regime di cooperative compliance e il ravvedimento guidato rappresentano un significativo passo avanti per la gestione del rischio fiscale in Italia. La possibilità di instaurare un dialogo continuo con l’amministrazione fiscale, regolarizzando eventuali irregolarità in modo tempestivo e trasparente, riduce l’incertezza per le imprese e migliora la qualità della compliance fiscale. Tuttavia, l’implementazione di tali strumenti richiede un investimento significativo in termini di risorse e processi interni, per garantire che il tax control framework sia adeguato a monitorare le criticità e a prevenire errori futuri.